Immaginare e sostenere il futuro. Bambini e adulti fra fragilità e risorse nella sfida della crescita

Sintesi della giornata del 7 giugno.

 

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Il seminario ha preso il via, dopo i saluti di Maura Forni, Responsabile del Servizio Coordinamento Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna, da una relazione di Francesco d’Angella, ricercatore dello Studio APS di Milano che ha analizzato differenti tematiche che interrogano l’educare a partire dal tema della fatica sociale, che interessa gli operatori dell’infanzia, del codice giuridico normativo, che riguarda tutti gli adempimenti e le prescrizioni collegate all’educare, e del codice professionale che spesso ingabbia l’attività educativa.

Ha altresì sottolineato la scissione esistente tra le conoscenze riguardanti la tutela dei diritti, per come sono cresciute e si sono sviluppate negli anni recenti, e le azioni da mettere in campo.

Spesso è prevalso l’utilizzo del codice giuridico-normativo che ha reso il bambino non ascoltato o isolato, spezzettato, mentre l’attivazione della resilienza è andata di pari  passo con l’utilizzo di un codice punitivo e screditante verso i genitori. Pertanto a suo parere oggi è necessario riposizionarsi in un codice socio-educativo, che significa attivare l’ascolto, e uno sguardo sulle risorse e le capacità dei soggetti ma anche sulla relazione, la conoscenza e la società.

Questo significa abbandonare la costruzione dell’intervento come se esistessero due sole ipotesi:la normalità e il maltrattamento, la maggior parte delle situazioni in cui si interviene infatti, riguarda l’area della negligenza, per cui spesso sono utilizzati dispositivi non adeguati.

E’ importante tradurre quest’approccio da un punto di vista organizzativo con organizzazioni pertinenti e temporanee, volatili, costruiti sul problema da trattare (come ad esempio i gruppi di valutazione), tenendo presente le singole storie ed evitando di utilizzare interventi standardizzati.

Nella sessione dedicata alle esperienze innovative è stata presentata da Maria Teresa Amante e Angela Fabbri l’esperienza di integrazione fra pubblico e privato sociale realizzata nel comune di Forlì, che nella condivisione di un percorso di conoscenza e stima reciproca, e attraverso l’utilizzo di un linguaggio comune,  ha consolidato rapporti di coprogrammazione.

Lauro Menozzi, dell’associazione “Pro.di.gio”, nata per volontà degli assessorati alle politiche giovanili dei comuni del reggiano, ed in seguito trasformata in associazione no-profit, ha illustrato in particolare il lavoro di rete tra sociale e sanitario, quello con le scuole, e quello sul disagio adolescenziale e giovanile, valorizzati dalla dimensione distrettuale degli interventi.

Le insegnanti riminesi Barbara Andretto e Caterina Permattei ha presentato il progetto sulla responsabilità sociale d’impresa realizzato con alcune gelaterie e le scuole, con l’obiettivo di promuovere l’educazione informale e le competenze trasversali degli alunni.

Sonia Cicero ha illustrato il programma giovani generazioni del territorio ravennate, innovativo dal punto di vista della metodologia utilizzata, del modello organizzativo di riferimento, ispirato al Quebec e del coinvolgimento di famiglie e comunità.

Tiziana Gusberti, della Ausl di Bologna ha evidenziato gli elementi di innovazione del progetto A.A.A., che pur nato in un periodo di difficoltà legate a tagli e crisi, si basa sulla valorizzazione dell’ascolto per modificare la relazione la relazione famiglia-servizio.

Mentre Agostina Melucci dell?Ufficio scolastico regionale si è soffermata sul ruolo dell’istituzione, che, anche recuperando il suo significato etimologico, deve avere un significato di punto di riferimento e di sostegno alla progettualità di lungo periodo, valorizzandone la stabilità senza che si traduca in pensiero pietrificato.

Diletta Cicoletti, dell’Irs di Milano ha esposto i risultati della ricerca sulle modalità di destinazione del fondo sociale locale relativamente all’area infanzia e adolescenza, da cui è emersa la difficoltà ad effettuare progettazioni a largo respiro per via dei tagli prodotti dalla crisi, la necessità di investire sull’integrazione e l’innovazione, che porta con sé il tema centrale del ripensamento del ruolo dei servizi e delle modalità di intervento.

Infine Gino Passarini, responsabile regionale del Servizio Politiche familiari infanzia e adolescenza ha illustrato le attività in programmazione con particolare riferimento all’attuazione della clausola valutativa prevista dalla L.14, che consenta di interrogarsi a partire dal bilancio di quanto sinora fatto. Inoltre ha illustrato le iniziative in previsione per l’autunno, tra cui il convegno che si terrà a Forli il 18-19 ottobre sulle linee guida per la qualità del progetto pedagogico, gli incontri a livello provinciale per testare l’applicazione nei territori delle linee di indirizzo-adolescenza di recente approvate con DGR 590/13,  nonché la prossima approvazione delle linee di indirizzo per l’accoglienza di minori vittime di violenza.

Concludendo ha sottolineato l’importanza di riordinare e riorganizzare i servizi sulla base della differenziazione dell’offerta, evidenziando come anche il tema dell’infanzia e dell’adolescenza sia centrale anche nelle linee di indirizzo per la programmazione sociale regionale in corso di approvazione.

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ultima modifica 2014-05-15T14:54:00+02:00
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