Persone e famiglie in condizioni di povertà

Alcuni dati e statistiche sull'esclusione sociale in Italia (anno 2009)

Le stime annuali sul fenomeno della povertà in Italia sono effettuate dall´ISTAT in base a due misure distinte. La prima fa riferimento alla povertà relativa e si basa sul confronto tra le spese medie mensili per consumi delle famiglie. La seconda fa riferimento alla povertà assoluta valutata in relazione al valore monetario di un paniere di beni e servizi mensili.
L´incidenza della povertà si misura in base al numero di famiglie (e relativi componenti) e alle spese per consumi delle famiglie.

La stima dell´incidenza della povertà relativa viene effettuata, quindi, sulla base di una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita "povera" in termini relativi: tale soglia convenzionale di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, risulta, nel 2009, di 983,01 euro al mese, ed è di circa € 17 inferiore rispetto al valore dell´anno precedente che corrispondeva a 999,67. Se una famiglia di due persone spende mensilmente per consumi un importo pari o inferiore a questa cifra, viene considerata relativamente povera; analogamente per le famiglie formate da un numero diverso di componenti, una volta che sia stata determinata la corrispondente linea di povertà attraverso una "scala di equivalenza". 
Nel 2009 la spesa per consumi ha mostrato una flessione in termini reali, particolarmente evidente tra le famiglie con livelli di spesa medio-alti; la condizione delle famiglie con i consumi più contenuti non risulta peggiorata rispetto a quella delle altre famiglie.

Ora con riferimento alla condizione di povertà relativa il dato del 2009, sul piano nazionale (Istat "La povertà in Italia nel 2009" del 15 luglio 2010), è pari al 10,8% (corrispondente a 2 milioni 657 mila famiglie). Si parla di 7 milioni 810 mila individui pari al 13,1% dell´intera popolazione.

Il motivo per il quale la povertà non è cresciuta nel 2009 è il seguente: l'80% del calo dell'occupazione ha colpito i giovani, in particolare quelli che vivono nella famiglia di origine, mentre due ammortizzatori sociali fondamentali hanno mitigato gli effetti della crisi sulle famiglie: la famiglia, che ha protetto i giovani che avevano perso l'ccupazione e la cassa integrazione guadagni, che ha protetto i genitori dalla perdita del lavoro.


I dati statistici letti con riferimento alle macroaree nazionali del Nord, Centro e Mezzogiorno dimostrano che il fenomeno povertà è maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (22,7%), dove l´incidenza di povertà relativa è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 5,9% nel Centro).

L´Emilia Romagna appare la regione con la più bassa incidenza di povertà; nel 2009, si attesta sul 4,1% dato decisamente al di sotto del dato nazionale (10,8), di quello del Nord Italia (4,9%). Le punte massime si registrano in Calabria con il 27,4% e Basilicata assieme alla Campania dove l´incidenza della povertà relativa raggiunge il 25,1%.

Altro dato statistico interessante è l´intensità della povertà che misura di quanto, in termini percentuali, la spesa delle famiglie povere è mediamente al di sotto della linea di povertà: tale dato, nel 2009, è pari al 20,8% in leggero calo rispetto al 2008, dove era del 21,5%. La diminuuzione dell'intensità è legata alla diminuziione del valore della linea di povertà che è calata di circa € 6 rispetto all'anno precedente (€ 779 nel 2009 rispetto a € 784 del 2008).

Il fenomeno della povertò relativa continua a essere maggiiormente diffuso nel Mezzogiorno, tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni; è fortemente associato a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro: l'incidenza di povertà tra le famiiglie con due o più componenti in cerca di occupazione (37,8%) è di quattro volte superiore a quella delle famiglie dove nessun componente è alla ricerca di lavoro (9%). La povertà è quindi molto legata alla difficoltà ad accedere al mercato del lavoro e la presenza di occupati e conseguentemente di redditi da lavoro, oppure di ritirati dal lavoro quindi titolari di redditi da pensione provenienti da una passata occupazione non sempre garantisce alla famiglia risorse sufficienti a sostenere il peso economico di componenti a carico.

La classificazione delle famiglie in povere e non povere, ottenuta attraverso la linea convenzionale di povertà, può essere maggiormente articolata utilizzando soglie aggiuntive, come quelle che corrispondono all’80%, al 90%, al 110% e al 120% di quella standard. Tali soglie permettono di individuare diversi gruppi di famiglie, distinti in base alla distanza della loro spesa mensile equivalente dalla linea di povertà.
In questo modo si possono dividere le famiglie in gruppi. Risultano famiglie “sicuramente” povere, che hanno cioè livelli di spesa mensile equivalente inferiori di oltre il 20% alla linea standard,  circa 1 milione 163 mila famiglie, il 4,7% del totale delle famiglie residenti.
Il 6,1% delle famiglie residenti in Italia risulta “appena” povero (ha una spesa inferiore alla linea di non oltre il 20%) e tra queste più della metà presenta livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà (inferiori di non oltre il 10%).
Anche tra le famiglie non povere esistono gruppi a rischio di povertà; si tratta del 3,7% delle famiglie residentiche presentano valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre il 10%. Nel Mezzogiorno la quota di tali famiglie sale al 6,3%.
Le famiglie “sicuramente” non povere, infine, sono l’81,7% del totale e si passa da valori del 90% nel Nord e 88,8% nel Centro al 64,7% del Mezzogiorno.

Infine uno sguardo alla povertà assoluta che è l´incapacità di acquistare un paniere di beni e servizi considerati essenziali per la famiglia italiana, appena sufficienti a conseguire uno standard socialmente accettabile. Esso comprende una componente alimentare, una per abitazione ed una rappresentata dalla spesa per soddisfare le altre necessità familiari.
Nel 2009, in Italia, 1.162 mila famiglie (il 4,7% delle famiglie residenti) risultano in condizione di povertà assoluta per un totale di 3 milioni e 74 mila individui, il 5,2% dell’intera popolazione.

Il fenoomeno risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2008, sia a livello nazionale sia a livello di singola ripartizione. 
I profili territoriali e familiari tra i quali la povertà assoluta è maggiormente diffusa ricalcano quelli già delineati in termini di povertà relativa.

Link:

      Dati ISTAT diffusi il 30 luglio 2009

      Dati ISTAT diffusi il 22 aprile 2009

 

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ultima modifica 2013-10-01T12:29:00+02:00
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