Dalla schiavitù a un lavoro nella moda: il progetto di Lama di Reno fa il giro del mondo
In totale, 15 migranti hanno completato il primo ciclo di formazione e altri 18 l’hanno iniziato: impareranno a tagliare e cucire, a realizzare borse in pelle e capi sartoriali nello stile inimitabile del made in Italy per poi trasferire le competenze acquisite nei propri Paesi, dove potranno dare vita a start up in grado di contribuire al loro sviluppo.
E' quanto avviene nel Polo formativo, produttivo e d'accoglienza di Lama di Reno della cooperativa Lai-momo, una realtà unica e sperimentale in quanto sede di un centro di accoglienza (Cas) per richiedenti asilo e del progetto di formazione laboratoriale nel settore della pelletteria e della sartoria realizzato dalla coop bolognese in collaborazione con il programma EFI (Ethical Fashion Initiative) dell'International Trade Centre delle Nazioni Unite.
Il progetto ha l’obiettivo generale di contribuire allo sviluppo economico e alla creazione di lavoro nel settore artigianale tessile in Burkina Faso e Mali, garantendo lavoro degno e stabile attraverso la strutturazione di percorsi di formazione e inserimento lavorativo, volti anche a ridurre la pressione migratoria. Inoltre, il progetto si propone di formare 250 migranti/richiedenti asilo attualmente accolti in Italia al fine di supportare l’inserimento lavorativo nei Paesi di origine o in Italia/Europa.
Nelle scorse settimane l'agenzia di stampa France Presse ha fatto visita al Polo di Lama di Reno, parlando con i rifugiati e con il presidente della cooperativa Lai-momo Andrea Marchesini. L'articolo che ne è seguito è stato ripreso da oltre ottanta testate cartacee e on line di tutto il mondo, tra cui France 24, Daily Mail, Forbes, Arab news.
Gli articoli si sono concentrati in particolare sull’esperienza del progetto di formazione, anche attraverso la voce di alcuni dei protagonisti, ovvero i richiedenti asilo che hanno preso parte all’iniziativa. In particolare hanno raccontato la storia di Bassirou, un ragazzo di 26 anni nato in Burkina Faso che, dopo 15 mesi di apprendistato, è stato il primo assunto nell’ambito di questo progetto rivolto ai migranti e destinato a diventare nel tempo una vera e propria azienda.