Mediare i conflitti. Esperienze e prospettive

Sintesi della giornata del 31 ottobre 2014

Il terzo incontro di Officina del Welfare – ciclo 2014 dedicato al tema delle mediazioni dei conflitti si è aperto con la riflessione di Danilo De Luise, dell’Onlus San Marcellino di Genova, che dopo aver ragionato sui termini di mediazione e conflitto e su come quest’ultimo, generato da una condizione di disordine che si accompagna all’intera storia umana, possa essere foriero di chiusure identitarie e violenze, ma come esso possa anche essere interpretato in chiave di passaggio e opportunità di crescita nel cambiamento. Scopo della mediazione è quello di agire in questa seconda direzione, ristabilendo il dialogo e la comunicazione tra parti che faticano a riconoscersi reciprocamente. De Luise, sollecitato dalla domanda che fa da filo conduttore alla giornata, ossia se oggi il numero dei conflitti sembra in aumento, e con esso il bisogno di mediazione, rileva piuttosto come sia aumentata la possibilità di conoscenza dei medesimi, mutandone la percezione. Tuttavia riconosce come i nuovi bisogni indotti da innovazioni sia nella comunicazione che nell’incremento di beni a disposizione, qualora disattesi, possano essere fonti di frustrazioni malesseri e nuovi conflitti.

Nel rilevare come le società non possano fare a meno dei conflitti, De Luise sottolinea l’opzione politica forte sottesa alla mediazione, per cui tutte le parti contendenti sono chiamate al cambiamento e non una sola di esse.

La sessione dedicata alle esperienze territoriali di mediazioni comincia con il contributo di Erica Lanzoni, mediatrice culturale del Comune di Forli’, che, insieme a Salvatore Coniglio del centro regionale di documentazione sulla mediazione familiare, attivo in regione da oltre 20 anni, evidenzia la scelta di forte responsabilità pubblica derivante dall’aver dato vita a un sistema di mediazione familiare omogeneo sul territorio,  diffuso capillarmente, esistendo un servizio pubblico di mediazione familiare in ogni provincia, e che si svolge in un luogo accessibile e conosciuto dai cittadini, quale è il centro per le famiglie, ove la mediazione è ricerca di dialogo che ha come priorità il benessere dei figli.

Giuseppe Magistrali del comune di Piacenza affronta il tema della mediazione sociale portando l’esperienza del quartiere Roma, un’area limitrofa alla stazione ferroviaria, tra centro e periferia, ad alta densità di cittadini stranieri, dove si è realizzato il progetto “Porta Galera 3.0”, che prende il nome dal vecchio appellativo del quartiere con l’intento di connettere passato e futuro. L’intento del progetto, sottolinea Magistrali, che richiama le parole di Bobbio secondo cui la democrazia sta nella discordia, ovverosia non avrebbe senso parlare di democrazia se si presupponesse l’intervento solo di cittadini concordi, è stato quello di promuovere l’attivazione delle risorse da parte di tutti gli abitanti, non solo quelli “buoni” o propensi alla solidarietà e alla partecipazione alla vita della comunità.

Un’altra declinazione di mediazione, quella nell’edilizia residenziale pubblica, è stata introdotta da Paolo Lazzaretti, coordinatore dei mediatori sociali Acer, che ha illustrato progetti realizzati a Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Bologna volti a ricostruire il senso della comunità, mettendo in connessione i condomini, con l’organizzazione di momenti ricreativi e l’analisi delle assegnazioni che puntassero a realizzare un mix sociale evitando la creazione di ghetti.

L’ultima forma di mediazione, trattata da Daniele Marchi della cooperativa sociale “L’Ovile” di Reggio Emilia, che da anni lavora alla costruzione di un centro di giustizia ripartiva in apertura nel 2015 ha una portata più ampia della mediazione penale e che coinvolge l’integrazione della struttura nel tessuto urbano.

La parte conclusiva del seminario è stata dedicata alla integrazione delle politiche regionali,  con gli interventi di Giovanni Ragazzi dell’Agenzia sanitaria e sociale della Regione Emilia-Romagna e di Daniela Buriola dell’Azienda Usl di Bologna che hanno affrontato il tema della mediazione in sanità, nei conflitti tra operatori e assistiti, evidenziando come essa oltre a portare a una riduzione della richiesta di risarcimenti e conseguentemente del contenzioso, rappresenti anche uno strumento di prevenzione del medesimo.

Dopo il dibattito Augusta Nicoli, dell’Agenzia sanitaria e sociale della Regione Emilia-Romagna ha concluso mettendo in evidenza tanto l’eterogeneità del pubblico presente in sala, a dimostrazione di quanto il tema sia fecondo, che alcuni elementi condivisi emersi dai pur diversificati interventi dei relatori. Tra questi l’importanza del conflitto nella natura umana e nella creazione di identità, della creazione di competenze diffuse come strumenti di mediazione ridando vita a quelli che sono venuti meno, o pensandone di nuovi.

 

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ultima modifica 2014-12-09T16:08:00+02:00
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