"Ready, steady, Go!". L’inglese si impara al nido

Una mattina al nido Mazzoni di Bologna: ecco come funziona “Sentire l’Inglese”, il progetto della Regione che avvicina i più piccoli alla lingua inglese in 300 asili dell'Emilia-Romagna

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ultima modifica 2024-01-12T15:46:20+02:00
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Quando l’educatrice va a prendere la “Scatola verde”, per i bambini è il segnale che sta per iniziare il loro appuntamento quotidiano con un mondo dove le cose cambiano nome e si imparano sempre parole nuove.

Allora l’aula si riempie delle loro voci che cantano “The wheels on the bus go round and round” e delle loro risate, che risuonano insieme ad altre parole come: “hello”, “thank you”, “stand up” e “bye bye”.

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Siamo al nido Mazzoni di Bologna, una delle oltre 300 strutture tra asili nido e scuole dell’infanzia dell’Emilia-Romagna che hanno aderito al progetto “Sentire l’Inglese”, misura introdotta dalla Regione Emilia-Romagna per avvicinare i più piccoli alla lingua inglese.

Vediamo da vicino come funziona.

testo dopo il video

Le educatrici e gli educatori hanno un ruolo chiave. Sono loro, dopo aver ricevuto una formazione specifica presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna, e non esperti esterni, a proporre ai bambini le sonorità dell’inglese. Si tratta di figure conosciute, che aiutano i bambini a familiarizzare con suoni sconosciuti ma sempre interessanti. A quest’età più che l’input linguistico in senso stretto è fondamentale il modo in cui viene trasferito, in particolare il rapporto che si crea con i bambini, che imparano attraverso un canale sociale, cioè la volontà di mettersi in relazione con gli adulti di riferimento nell’ambiente del nido e della scuola dell’infanzia.

vicino all'illustrazione

Uno dei principali strumenti a loro disposizione è la lettura animata da gesti e oggetti che fanno letteralmente vedere ai bambini il significato delle parole.

Anche la musica e il gioco sono veicoli potenti per l'apprendimento, aiutando a creare un'atmosfera di gioia e scoperta.

Il progetto

Si tratta di una proposta di ricerca-formazione-azione che è partita nell’anno scolastico 2021-2022 con 75 nidi diffusi in tutto il territorio regionale e poi è proseguita con un incremento annuale programmato dei servizi 0-6 anni che hanno aderito, fino ad arrivare alle attuali 304 strutture, tra nidi e scuole dell’infanzia, che quest’anno, da Piacenza a Rimini, coinvolgono quasi 13mila bambine e bambini in totale.

Il progetto si avvale per la sua realizzazione della collaborazione con l’Università di Bologna.

L’obiettivo non è solo didattico: l’inglese entra nella vita dei nidi e delle scuole dell’infanzia come lingua internazionale, utile ai fini della riuscita scolastica successiva, ma anche come lingua neutrale, diversa e nuova per ogni bambino, che aiuta a salvaguardare il patrimonio plurilingue e identitario dei servizi e delle famiglie di provenienza, a democraticizzare l’educazione linguistica e a ricreare all’interno dei servizi una comunità che rifletta il multilinguismo esterno. 

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metodo

Il metodo

Rivolgendosi a bambini in età prescolare il programma ovviamente non prevede vere e proprie lezioni frontali. Il suo obiettivo principale è esporre i bambini alle nuove sonorità di una lingua straniera in un contesto positivo e per loro familiare attraverso un percorso di ascolto guidato.

L’inglese si inserisce in piccoli spazi quotidiani nelle ore che le bambine e i bambini passano all’interno dei servizi educativi, concentrandosi su un lessico legato alle loro necessità e alla sfera del gioco, in piena armonia con le altre lingue parlate in famiglia.

L’aspetto più importante è far entrare i bambini in contatto con una vasta gamma di suoni, in questo modo i bambini possono familiarizzare con la nuova lingua nello stesso modo in cui hanno e continuano ad apprendere la lingua madre. Non sono pochi, infatti, quelli che imparano nuove parole prima in inglese.

Contrariamente a quanto si possa pensare i bambini non si confondono e percepiscono come completamente naturale l’idea di sentire suoni diversi da quelli della lingua madre. Iniziare presto, quindi, è la cosa migliore, e proprio per questo già in fase di progettazione abbiamo chiesto di avere anche sezioni di lattanti, che ancora non riescono a riprodurre i suoni, ma già possono abituarsi ad ascoltarli. Fino ai sei anni i bambini sanno reagire con grande curiosità ai suoni diversi della lingua madre. Il vantaggio principale è soprattutto emotivo: i bambini esposti ai suoni di una lingua straniera fin da piccoli avranno più facilità a sviluppare un rapporto sereno e di competenza con questa quando diventerà materia di studio. 

Licia Masoni Professoressa del dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, direttrice del progetto

intro mamma

La sviluppo di un rapporto sereno con la nuova lingua è testimoniato anche dalle famiglie, che raccontano come anche a casa i bambini passino con naturalezza da una lingua all’altra a seconda delle situazioni.

crediti

A cura di Vincenzo Menichella, Cristina Gaddi e Stefano Asprea. Illustrazione di Agata Matteucci.

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