Officina del Welfare – Il servizio sociale territoriale nel cambiamento

Sintesi della giornata del 2 dicembre 2014

L'ultimo incontro di Officina del Welfare – ciclo 2014, ha posto al centro il servizio sociale territoriale, richiamando la precedente edizione di Officina del 2013, che aveva anch'essa dedicato una giornata al tema. Questo appuntamento ha preso il via dalle novità, nel frattempo messe in campo, in particolare con l'approvazione delle linee guida regionali. A illustrarle Mariastella Zantedeschi di Sinodé e Francesca Ragazzini della Regione Emilia-Romagna. La prima si è soffermata sui cambiamenti che in questi anni stanno interrogando i servizi, chiamando le istituzioni a un loro ripensamento. Si tratta di cambiamenti demografici (dovuti al calo della natalità e ai processi migratori), sociali (è cambiata la modalità di fare famiglia e la configurazione stessa dei nuclei), ed economici (con l'impatto della crisi e l'aumento degli indici di povertà, legati soprattutto alla mancanza di lavoro). I servizi, sino a tempi recenti focalizzati sulla marginalità e sull'intervento sul singolo, non sono nell'assetto tradizionale, sufficienti a intervenire sulle nuove aree di vulnerabilità e di rischio di esclusione sociale. Rilevando che i processi di cambiamento sono inevitabilmente di lungo periodo, Zantedeschi individua alcuni assi lungo i quali si sta sviluppando l'"adattamento" dei servizi ai nuovi contesti e alle nuove domande: integrazione - nel senso della creazione di un welfare più integrato nella programmazione e nella gestione dei fondi, che, coinvolgendo la comunità, richiede un cambiamento nella governance -; promozione/prevenzione - oltre alla gestione delle problematiche prevalenti il nuovo welfare si prefigge di sostenere le reti e l'empowerment dei cittadini -; innovazione - nel senso di sperimentare modalità che consentano di raggiungere le aree scoperte dall'intervento del welfare tradizionale, anche utilizzando le nuove tecnologie. Francesca Ragazzini evidenzia le premesse che hanno portato all'elaborazione delle linee guida, tra cui le indicazioni del piano sociale e sanitario nella sua attualizzazione, che chiede di leggere la comunità come una risorsa, valorizzando i contesti pluri-culturali. Illustra il percorso di confronto con molteplici soggetti, dai territori, all'università agli attori della concertazione, che ha portato all'elaborazione del documento. Gli elementi innovativi riguardano la missione e lo scopo del servizio sociale territoriale (valorizzazione del raccordo tra servizio e territorio, attenzione al benessere non solo dei singoli ma della comunità, cambiamento del linguaggio, promuovendo il ruolo attivo dei cittadini e quello di accompagnamento nei percorsi da parte dei servizi), la funzione del servizio (con l'introduzione di procedure nuove, come ad esempio la possibile integrazione dell'equipe con ulteriori competenze), l'organizzazione (le linee pongono al centro la prossimità col territorio privilegiando l'ambito distrettuale, identificano di figure di responsabilità, valorizzano l'unitarietà fra ruoli e responsabilità, elencano alcuni profili che non possono mancare all'interno del servizi), la rete territoriale. Le linee di indirizzo, conclude Ragazzini, prevedono standard di riferimento che rappresentano livelli minimi che i servizi devono assicurare, pongono obiettivi di sviluppo intermedi su alcuni temi, oltre alla previsione di elementi di monitoraggio e all'istituzione di un coordinamento regionale. La seconda parte di Officina, nella quale si evidenziano le esperienze dei territori, è stata introdotta da Milena Chiodi ed Emanuela Ricci dell'Unione Comuni del Frignano, che hanno illustrato il loro modello di gestione associata dei servizi e di raccordo con l'area sanitaria negli interventi, che nasce dal basso quanto alle nuove domande poste dalla complessità dell'attuale società e dalla consapevolezza di non avere a disposizione tutti gli strumenti per farvi fronte. Da qui l'esigenza di confrontarsi e provare ad affrontare insieme i problemi, che ha portato all'avvio di un percorso di progettazione partecipata. I risultati più significativi ottenuti riguardano l'identificazione, con le Case della salute, di assi strategici comuni, che pongono al centro la persona, l'ambito territoriale, il lavoro con la comunità, e che, considerando superato il ragionamento per target, privilegiano la trasversalità della presa in carico. La seconda esperienza viene dal Comune di Parma ed è tracciata da Roberto Abbati, del Servizio sociale con Enrica Ferrari ed Federica Montani, del terzo settore, e riguarda il percorso di innovazione realizzato attraverso gli accordi di comunità, che hanno portato a un ripensamento dei servizi a Parma, riqualificando l'accoglienza e valorizzando la partnership pubblico-privato, con la creazione di equipe miste nei quartieri della città, formate da operatori del pubblico e del privato sociale. In particolare sono stati illustrati alcuni progetti sperimentali, come "Mi impegno", di promozione della cittadinanza attiva, come la creazione di "punti di comunità" identificati da una targa, che offrono servizi e informazioni con l'obiettivo di stimolare un ruolo attivo di cittadini e che per far ciò si valgono dell'apporto di volontari, e come i "laboratori di mezzo" dove i cittadini si scambiano servizi o acquisiscono competenze (restauro, riparazione bici, cucina, cucito). A chiudere la seconda parte della mattinata l'esperienza della Val d'Enza, con Nadia Campani che ha riportato il percorso di riorganizzazione dei servizi sociali dell'Unione, basato sulla valorizzazione del ruolo degli sportelli sociali e la creazione di equipe integrate, che consentono di intervenire soprattutto sull'area del disagio adulto, rimodulando tanto gli interventi che la destinazione delle risorse. La terza parte del seminario, dedicata alle politiche integrate, riflette con Massimo Fabi, direttore dell'Asl di Parma, sul ruolo delle Case della salute nel sistema dei servizi territoriali. Ripercorrendo la nascita di questi poli, che hanno inizialmente una connotazione fortemente tecnico-sanitaria, Fabi evidenzia come essi si stiano trasformando. Essendo luoghi fisici, le Case della salute infatti hanno il vantaggio della prossimità ai bisogni dei cittadini e pertanto rappresentano un'ottima opportunità per realizzare l'integrazione tra i servizi di area sociale e quelli sanitari, consentendo da un lato di porre al centro la persona nel suo complesso e al tempo stesso di valorizzare modelli innovativi e il rapporto con la cittadinanza. Nella prospettiva di trasformarsi sempre più in Case della comunità. A concludere i lavori della mattinata, Maura Forni evidenzia quanto sia stato fruttuoso il percorso di confronto realizzato sin qui coi territori, l'università, il terzo settore e i sindacati e indica, impegnando la Regione a proseguire sulla strada del "fare insieme" anche per il futuro, alcune iniziative in programma a breve, in conformità con le indicazioni delle linee di indirizzo, tra cui un progetto di formazione con l'Università di Parma, l'accordo con l'Ordine degli assistenti sociali sul sistema degli accreditamenti, l'istituzione del Coordinamento regionale tra i responsabili dei servizi sociali territoriali.

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ultima modifica 2014-12-03T20:50:00+02:00
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