Introduzione
«Prima che rifugiate sono donne». Tiziana Dal Pra parte da questa considerazione tanto scontata quanto ignorata per spiegare l'interessante iniziativa a cui sta lavorando l'associazione Trama di Terre, di cui lei è fondatrice. Per farci raccontare il nuovo progetto, la incontriamo nella sede di Imola, in un palazzo in centro città a cui si accede attraversando un cortile con pergolato di fiori rosa. Varcata la soglia ci si ritrova in una stanza accogliente come in un salotto coloniale di altri tempi, tra poltroncine colorate e sedie bianche rivestite di tessuto afro. Foto di donne attaccate alla parete, un ventilatore a piantana e un termosifone tinteggiato di viola. Sugli scaffali campeggiano libri dai titoli esplicativi come “Il femminismo è superato” o “La teologia femminista nella storia”.
«Occorre trasformare l'informazione in una presa di coscienza e traghettare queste donne verso il diritto. È così - spiega Tiziana - che nasce “Migranda”». «Un progetto - tiene a precisare – che è finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità ma che non ha partner istituzionali. Ha ricevuto però, questo si, delle lettere di appoggio», sorta di endorsement, come quello della Regione Emilia-Romagna che supporta l'iniziativa ospitando le tavole rotonde regionali e l'evento finale. Un vero e proprio riconoscimento indiretto al buon fare dell'associazione. «Affrontiamo la tematica del “non nominare le parole della violenza maschile”». Quel “non dire” che diventa “non vedere”. «Dal 2014 ci si è accorti che il sistema di accoglienza delle donne migranti non funzionava come avrebbe dovuto. Si richiedono diversi esami, ad esempio per la Tubercolosi ma – lamenta - non si fanno ispezioni sul corpo delle donne dove verrebbero riscontrati i segni di una violenza fisica, com'è per una gravidanza in stato avanzato, frutto di uno stupro».
Il tema della violenza maschile sulle donne è dunque un nervo scoperto. «In mancanza di soluzioni per giungere legalmente in Europa, si è costretti ad intraprendere viaggi in totale insicurezza». E il livello di rischio per le donne è molto alto perché nel tragitto si trovano esposte, oltre che ai pericoli cui anche gli uomini sono soggetti - come rapine, percosse, lavori forzati o torture - anche a differenti forme di violenze in quanto donne: molestie e ricatti di tipo sessuale, tratta, stupri di guerra o “etnicamente” connotati, induzione e costrizione alla prostituzione. «Sono scappate non perché nigeriane – Tiziana insiste su questo aspetto - ma perché donne. Perché se vivi in un posto, tu subisci delle violenze in quanto donna». Ed è vero che una direttiva europea (2012/29/EU) garantisce uguale accesso alla giustizia a tutte le vittime di abusi, a prescindere dallo status giuridico, ma è altrettanto vero che, nonostante ciò, molte donne straniere per il timore e la scarsa conoscenza della normativa hanno difficoltà a vedersi tutelare i propri diritti.
L'idea innovativa di Trama di Terre è qui: Migranda diventerà una rete permanente, di cui faranno parte operatori e mediatori (italiani e stranieri, sia del pubblico che del privato sociale dell’Emilia Romagna) impegnati nel contrasto alla violenza sulle donne o nell'accoglienza di rifugiate, migranti e richiedenti protezione internazionale che siano sopravvissute a diverse forme di abuso. In quanto rete, Migranda consentirà ai suoi membri il confronto su difficoltà e criticità riscontrate nel percorso di presa in carico e accoglienza delle donne. Sarà così più semplice individuare soluzioni efficaci ai loro bisogni specifici e tracciare un percorso di inclusione. Il progetto – che coinvolge le città di Bologna, Ferrara, Parma, Ravenna, Cesena, Rimini e Imola – prevede inizialmente 5 tavole rotonde che porteranno alla creazione fattiva della rete, dando avvio ai lavori e alle attività di monitoraggio. Al termine, tutti coloro che avranno preso parte al percorso formativo, redigeranno collettivamente specifiche Linee guida miranti a sistematizzare, promuovere e divulgare la metodologia interculturale di genere sviluppata e consolidata da Trama di Terre in vent'anni di presa in carico e accompagnamento verso l'inclusione e l'autonomia socio-economica di donne e ragazze migranti, e costantemente aggiornata a seconda dei cambiamenti occorsi nel tempo nei flussi migratori in generale e femminili in particolare.
Le Linee guida costituiranno la base fondamentale per la successiva formazione di cui beneficerà nel tempo l'intera rete. Il desiderio più ambizioso è che possano diventare uno strumento di auto-formazione e sperimentazione della metodologia interculturale di genere non solo per gli enti pubblici e del privato sociale dell'Emilia-Romagna ma anche del resto d'Italia. «È bello vedere una risposta partecipata ad un bisogno reale», spiega Tiziana, che del progetto Migranda è anche la responsabile. «Ed è altrettanto bello poter restituire al territorio il sapere appreso in tutti questi anni di lavoro accanto alle donne migranti». Il periodo storico che stiamo vivendo richiede con urgenza un'inversione di rotta. Le responsabilità collettive non vanno nascoste: «Con il nostro relativismo culturale, che ha portato di fatto a legittimare la mancanza di diritti, appoggiamo un sistema che relega le donne ad un ruolo minoritario».
Lo si vede in tutto. «Persino nel quotidiano del nostro lavoro. Ad esempio, ad uno degli incontri di definizione del progetto hanno partecipato solo donne». Assenti gli uomini, «anche quando rappresentano oltre la metà dei formatori all'interno di un'associazione: ciò significa che alla fine ci saranno uomini meno formati sul tema della violenza di genere». Un episodio che ha spinto le operatrici interculturali di Trama di Terre ad elaborare una nuova tappa formativa proprio «per lavorare sulla capacità degli uomini di leggere i diritti femminili». La mancanza di personale formato in un'ottica di genere all'interno dei centri di accoglienza «impedisce infatti di vedere le molteplici forme di discriminazione e violenza cui le donne sono sottoposte, causando dei costi altissimi da un punto di vista umano, sanitario, economico e sociale dal momento che interventi di questo tipo producono disagio e ghettizzazione anziché inclusione».
La chiusura del progetto è prevista ad aprile 2020, «con una conferenza regionale alla quale saranno invitate tutte le associazioni coinvolte, e che molto spesso non si conoscono, affinché possano condividere report ed esperienze». Sarà quello il momento della formalizzazione delle linee guida e della raccolta di “best practices”. Tiziana Dal Pra, origini venete, tira fuori la tenacia che la contraddistingue e lancia una sfida: «Proporremo una “no privacy necessaria” perché si possa costruire una raccolta-storie di donne vittime di violenze». Donne, insomma, che accettino di volerci mettere la faccia o il nome per denunciare quegli abusi che le hanno spezzate dentro.
Prima di salutarci, l'occhio volge di nuovo alla libreria, da dove fa capolino “L'uomo seme”, un breve libro del 1919 di Violette Ailhaud che racconta una storia vera quanto incredibile: l'esistenza di un villaggio nell'Alta Provenza dove – a causa di arresti e deportazioni di uomini ostili a Luigi Napoleone Bonaparte – per due anni, tra il 1852 e il 1854, hanno vissuto solo donne. Certo, non c'erano più la delinquenza e il potere soverchiatore ma non c'era più nemmeno l'amore. Nemmeno quello elementare, primordiale. A distanza di un secolo per troppe donne (ancora) non v'è scelta dinanzi ad un uomo che, solo, può decidere se amarle o far loro del male a meno che, come nel libro e come per Migranda, non decidano – attraverso un'alleanza tra donne, prima, e con la comunità, dopo - di riappropriarsi della propria dignità. Della propria vita.
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Nota
Unicamente le realtà già coinvolte nel percorso formativo che sta per concludersi (aprile 2020) stileranno le linee guida. E, solo successivamente, anche altre realtà potranno fare richiesta di entrare a far parte della rete.
Per maggiori informazioni:
- La pagina del progetto
- Contatti: segreteria.migranda@tramaditerre.org
Ultimo aggiornamento: 21-08-2024, 13:13