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Introduzione

Doveva andare in scena a maggio 2020 presso il Teatro Duse di Bologna ma, a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, lo spettacolo “Antigone’s Gang – La saga” è stato ripensato per adattarlo alla nuova realtà che stiamo vivendo. Il suo ideatore, l’associazione di promozione sociale GET- Gruppo Elettrogeno Teatrale, senza perdersi d’animo ha sperimentato altre modalità di lavoro, creando le condizioni per realizzare nove “puntate” dedicate al mito di Antigone utilizzando lo streaming via Facebook. L’appuntamento con le prime due puntate - “L’ultima cena” e “Incubazione” - è per domenica 11 ottobre 2020 sulla pagina FB dell’associazione.

«Il percorso compiuto in questi mesi – spiegano i curatori – ha messo in luce la necessità di rimodulare costantemente l’approccio pedagogico, drammaturgico e organizzativo in base all’andamento dei contagi, alle relative ordinanze governative e in stretta connessione con i vissuti delle persone a cui sono state rivolte le attività». Come comunità artistica in cammino, «abbiamo sentito la necessità di sperimentare nuove modalità di partecipazione, nuovi approcci e linguaggi, una rinnovata proposta formativa che ha dato forma a una particolare produzione, “Antigone’s Gang”, un video racconto ispirato al mito di Antigone».

Vi si scorgono le differenti tensioni che convivono nel profondo di ciascun individuo: «Antigone muove l’opera di Sofocle con la sua ferma decisione di seppellire il cadavere del fratello Polinice nonostante il divieto reale; insieme a lei i personaggi della tragedia prendono parte alla costruzione della narrazione, provocando domande e reazioni tra i partecipanti ai laboratori: quali sono le nostre ribellioni quotidiane? Quanto riusciamo a stare in questa tensione tra ciò che crediamo corrisponda ai nostri bisogni e ciò che ci viene imposto dall’alt(r)o?».

La narrazione di "Antigone’s Gang" conclude la quinta edizione del progetto “I Fiori Blu”, avviato nel 2019 e rivolto a coloro – italiani e stranieri – che accedono alle misure alternative alla detenzione e alla pena, ai familiari, agli operatori sociali e agli studenti. E a proposito del coinvolgimento di donne e uomini stranieri, la regista Martina Palmieri spiega il valore prezioso del confronto, basato sullo scambio delle esperienze di ciascuno: «All’interno della comunità artistica “I Fiori Blu”, non ho mai percepito persone provenienti da altri paesi come migranti. Il legame stabilito attraverso il teatro e la musica ha messo in luce nel gruppo la loro identità artistica. Ci sono stati anche momenti in cui alcuni di loro, ‘migranti’, hanno raccontato la loro storia per entrare in una dimensione di scambio e credo anche per respirare meglio dopo aver pronunciato alcune parole. Ci sono stati momenti in cui non ci siamo compresi subito, ma questo vale per tutti i partecipanti, considerando i vissuti diversi di ognuno. In questi anni ho imparato a osservare come, attraverso l’esperienza de “I Fiori Blu”, tutto era indispensabile per ricomporre nuovi equilibri tra persone che si muovevano nella stessa direzione».

Il progetto si avvale del contributo della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Bologna e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Con il patrocinio del Quartiere Navile di Bologna e in collaborazione con U.I.E.P.E. Bologna (Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna) D.G.M.C. – Ministero della Giustizia, Casa Circondariale di Bologna, Ufficio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale – R.E.R., CEFAL Emilia-Romagna, SOKOS, L’Aliante, Visual Lab, Istituto dei ciechi F. Cavazza di Bologna, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Sezione territoriale di Bologna), Kilowatt, AtelierSì, Cinema Europa.

Per informazioni:

Ultimo aggiornamento: 21-08-2024, 13:12

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