Intercultura

Progetti FAMI in Emilia-Romagna: traguardi raggiunti e obiettivi futuri

Competenze, giovani e inclusione sono alcune delle parole chiave per la nuova programmazione del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (2021-2027) che punta tutto sul fare rete

Si è tenuto il 23 febbraio 2023, a Bologna, l’incontro “Competenze, inclusione, nuove generazioni” durante il quale sono state presentate le principali attività e i risultati raggiunti dal Piano Regionale Multi Azione Emilia-Romagna IMPACT CASPER II (Prog. 2350), finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020. Coordinato da Andrea Facchini e Marzio Barbieri, in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna, e da Elisa Bottazzi per ART-ER, l’evento è stato inaugurato con la proiezione di un corto – realizzato da Sayonara Film - che, attraverso immagini e racconti accompagnati da una voce fuori campo, restituisce con efficacia narrativa il “perché” dell’impegno dell’Emilia-Romagna nell’accoglienza dei cittadini stranieri; il “come” quest’ultima viene realizzata sul territorio regionale e quali sono stati gli obiettivi centrati, ricordando, come ha fatto Igor Taruffi (Assessore regionale al Welfare, Politiche Giovanili, Montagna e Aree Interne), che quella emiliano-romagnola è «terra d’accoglienza», al primo posto in Italia per stranieri residenti sul totale della popolazione (12,8%), provenienti da 176 paesi. 

La giornata ha visto quindi susseguirsi gli interventi di diverse APS che hanno lavorato attivamente al progetto CASPER II e che qui hanno presentato le esperienze maturate sul territorio in tema di integrazione dei cittadini di Paesi terzi. Si è così discusso della lotta alla dispersione scolastica (Michele Zarri, AECA) attraverso l’alfabetizzazione, innanzitutto, affiancata però anche dalla mediazione e dalle attività di laboratorio (es. teatro, meccanica ecc.) al fine di accrescere e preservare quel tesoro prezioso che è fatto amicizia e di relazioni umane. Non sono certo mancate le difficoltà, specie dovute alla pandemia da Covid – come sottolinea Raimonda Nurgoni (Consorzio L’Arcolaio) – che ha reso difficile i contatti in presenza e che, tuttavia, ha acceso una creatività negli operatori che hanno saputo sfruttare le potenzialità della tecnologia e del digitale: telefono, pc, mail e App hanno consentito alle equipe multidisciplinari di restare in contatto con l’utenza straniera persino durante il lockdown, come testimonia Diletta Samorì (Cidas coop soc.) anche per gli interventi di prossimità, che non si sono interrotti con le restrizioni, soprattutto di movimento, legate alla crisi pandemica. Ancora una volta, quello digitale si è rivelato un supporto fondamentale.

Certo, non tutti gli utenti avevano, ed hanno, dimestichezza con la tecnologia, specie se sommata a complesse procedure burocratiche sull’accesso digitale ai servizi socio-sanitari, scolastico-formativi e alle prestazioni sociali: anche qui l’inventiva degli operatori è arrivata in soccorso. Operatori ai quali è stata data l’opportunità di frequentare un corso di formazione per facilitatori digitali, organizzato dalla Regione in collaborazione con Mediagroup98 sempre nell’ambito del FAMI CASPER II, così da poter affiancare l’utenza straniera nella creazione dello Spid, ad esempio, o del Fascicolo Sanitario Elettronico: a tal proposito sono stati prodotti anche dei video tutorial, sia in italiano che in inglese.


Ad un evento dirompente, quale è stato il Covid – che grazie alla flessibilità del FAMI ha reso possibile una riorganizzazione dei servizi per potervi far fronte –, ha fatto seguito nel 2022 un’altra grave crisi: quella innescata dal conflitto bellico tra Russia e Ucraina, che ha visto arrivare sul territorio regionale tantissimi profughi ucraini che necessitavano di tutto, palesando le problematiche «della risposta giuridico-normativa ad eventi eccezionali», come denunciato da Andrea Nasciuti per la Cooperativa Dimora d’Abramo. «I bisogni, emersi in pochissimi giorni e per tantissime persone contemporaneamente – spiega –, erano quelli di essere orientati, e sostenuti anche nella comprensione linguistica, relativamente alla regolarità del loro soggiorno in Unione Europea, a quale accoglienza aderire, a quali percorsi formativi, scolastici, di servizio, lavorativi, linguistici. Cosa fare e dove andare? Domande molto basilari poste però in condizioni di assoluta indifferibilità ed assoluta urgenza all’interno di territori e di istituzioni giustamente non preparate a questo, ma con ruoli di istituzione pubblica a cui non dover venire meno». Investiti dalla nuova emergenza, le APS hanno dovuto spesso “reinventarsi” e gli stessi Comuni – come confermato dai racconti di Benedetta Rivalti (Ravenna), Alessandra Margini (Reggio Emilia) e Patrizia Fiori (Rimini) – hanno cercato di fare il possibile, grazie anche alla complementarietà di altri Fondi e alla flessibilità del FAMI che ha consentito di superare taluni vincoli. E così sono stati realizzati: sportelli online, video tutorial multilingue, laboratori per MSNA (Minori stranieri non accompagnati) ed equipe dedicate che hanno permesso alle attività ordinarie di non arrestarsi. Un insieme di iniziative in fermento che ha attirato la collaborazione spontanea di molte altre associazioni consentendo, in tal modo, di raggiungere anche quei Comuni più isolati.

E sono sempre le associazioni ad aver collaborato ai Community Lab per un esperimento di “abitanza” dove con questo neologismo si intende – spiega Vanessa Vivoli, Settore Innovazione nei Servizi Sanitari e Sociali (Regione Emilia-Romagna) – quell’insieme di bisogni non già del cittadino, concetto di natura giuridica, ma di colui che, più semplicemente, abita un territorio. Una iniziativa che nei quartieri e nelle aree più difficili di Parma, Rimini e Ravenna – le tre città scelte per questo innovativo laboratorio partecipativo condotto da Giolli Coop – ha fatto dialogare la comunità locale con gli stranieri e, al tempo stesso, ha permesso di valorizzare un ambiente spesso poco attrattivo. 

E l’abitare è anche il nuovo, quanto antico, bisogno dell’uomo che, nel caso del cittadino di origine straniera, è ostacolato dalla zavorra dei pregiudizi nei suoi confronti: ed è così che il progetto FAMI CASPER ha dovuto affiancare un numero elevato di famiglie «che – racconta ancora Nasciuti –, con capacità reddituale stabile e garanzie del Servizio, non hanno avuto modo di trovare sul mercato immobiliare privato risposte, pur dimostrando di averne tutti i requisiti di accesso». Un’urgenza talmente sentita che a Reggio Emilia, rivela il Prefetto locale Iolanda Rolli, si sta lavorando «con il ricorso al FAMI per passare dall'accoglienza in CAS e SAI ad una casa per chi ha un lavoro». Un percorso, spiega, in più tappe e che contempla il coinvolgimento degli imprenditori al fine di individuare le professionalità da loro maggiormente ricercate, per poi procedere alla formazione professionale delle persone e, al contempo, al censimento dell’offerta abitativa del territorio che verrà fatta incontrare con la corrispondente domanda. E se funzionerà, «speriamo – è l’augurio di Rolli – di poter essere da apripista per altre città».

Se dunque la progettazione FAMI ha saputo rispondere anche alle emergenze, ciò «è il risultato della collaborazione dei tanti soggetti coinvolti» – se ne dice convinto Gino Passarini (Settore Politiche Sociali, di inclusione e Pari Opportunità, Regione Emilia-Romagna) – che ha fatto si che si sviluppasse «una prassi di lavoro comune su aree e servizi differenti in grado di lasciare traccia oltre la durata della progettazione». Il valore del progetto FAMI si fonda infatti proprio sulle reti – a ribadirlo è Francesca Bergamini (Settore Educazione, istruzione, formazione, lavoro – Regione Emilia-Romagna) –, unica modalità per intercettare le persone. «Con la nuova programmazione ci si aspetta di cogliere non solo i fabbisogni ma anche la ricchezza che le persone di origine straniera possono restituire alla regione, fosse anche per sano egoismo e per una sana coesione sociale».  Per far questo, occorre far emergere le competenze di ciascuno e far sì che siano riconosciute e riconoscibili dando loro valore. In altri termini, bisogna scommettere sulla «connessione». Concetto, quest’ultimo, su cui si sofferma anche il viceprefetto Maria Assunta Rosa (Ministero dell'Interno – Autorità Responsabile FAMI): «Ciò che bisogna fare ora è superare la logica delle reti provvisorie o “mercenarie”, che cioè si attivano solo per un progetto». Occorre  programmare invece sul lungo tempo, pianificare per non disperdere le risorse e studiare misure innovative, di crescita per il Paese. La parola chiave è, ancora una volta, «connessione» per «dare vita ad una sorta di “FAMI rafforzativo” rispetto a quello che ciascuno di noi è chiamato a fare».  

A fronte di numeri così importanti, in termini di soggetti coinvolti e beneficiari di interventi, molto ha influito l’attività di comunicazione e informazione: un sito web rivolto agli operatori degli sportelli informa-stranieri (Sister-Hub), sezioni del portale regionale dedicate, una, alle notizie interculturali provenienti dal territorio e, l’altra, ai progetti FAMI e, più nel dettaglio, a tematiche di attualità (ad es. pagine con raccolta di materiali multilingue sul Covid). Non solo: un concorso, “Narrazione Comuni”, attraverso il quale sono state selezionate 4 buone prassi di protagonismo attivo realizzate in Emilia-Romagna da giovani migranti, presentate ufficialmente in occasione dell’evento “Crescere Cittadini”. E poi ancora “Tomorrow People”, concorso di idee per creativi under 35, frutto della collaborazione con ICS Spazio Gerra a ART-ER. La pubblicazione di due ricerche: “Costruendo partecipazione”, sulla dimensione partecipativa nei rifugiati e nei richiedenti asilo, ed “Esperienze di rappresentanza e partecipazione interculturale in Emilia-Romagna”. Non ultimo, con la collaborazione di Anci Emilia-Romagna – a raccontarlo è Giacomo Prati – è stato realizzato un percorso formativo, in forma laboratoriale, che ha prodotto un Manifesto multilingue della comunicazione istituzionale interculturale da sottoporre a Comuni e Unioni «con l'impegno da parte loro a prestare attenzione a questo tipo di comunicazione».  

Ad illustrare le caratteristiche del nuovo FAMI è invece Oriana Antichi (Direzione generale della Migrazione e degli affari interni - Commissione Europea): con un bilancio iniziale di 9,88 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, la nuova programmazione sosterrà la realizzazione di un approccio europeo globale alla migrazione e all'asilo, incentrato su soluzioni umane ed efficaci a lungo termine. «Il FAMI finanzierà un'ampia gamma di azioni, non solo sviluppando capacità e procedure nazionali, ma contribuendo anche ad approfondire i partenariati». A chiudere i lavori della giornata è Tatiana Esposito (Direttore Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione, Ministero del lavoro e Politiche sociali – Autorità Delegata FAMI) che richiama l’attenzione sugli aspetti ai quali le Regioni, tutte, devono prestare attenzione per i prossimi progetti: il digitale, le soluzioni abitative, lo sfruttamento lavorativo, le competenze, le donne, le nuove generazioni. «Occorre mettere in atto azioni di respiro nazionale, lavorare con altri territori attraverso lo scambio di buone pratiche, fare rete sia sul tema delle nuove generazioni che sull'associazionismo. Infine – conclude –, andare verso la strutturazione dei servizi».

INFORMAZIONI
Sono disponibili, qui di seguito, alcuni interventi della giornata:

> Oriana Antichi (Commissione Europea) (pdf1.05 MB) - "La programmazione FAMI 2021-2027: novità e complementarità con gli altri strumenti di finanziamento dell'UE in tema di Integrazione"
> Marzio Barbieri (Regione Emilia-Romagna) (pdf1.26 MB) - "Il FAMI in Emilia-Romagna: esperienze e scenari futuri"
> Giacomo Prati (Anci Emilia-Romagna) (pdf1.41 MB) - "La rete dei Comuni tra comunicazione istituzionale interculturale, protagonismo e partecipazione delle seconde generazioni di migranti"
> Vanessa Vivoli (Regione Emilia-Romagna) (pdf6.75 MB) - "Il metodo del Community Lab per un esperimento di <abitanza>"

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ultima modifica 2023-03-06T12:49:30+02:00
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