Il Piano è uno strumento di programmazione integrata nell'ambito dei servizi e degli interventi sociali e sanitari ed è tuttora in vigore (2024).

Col Piano sociale e sanitario regionale 2017-2019 la Regione Emilia-Romagna persegue tre principali obiettivi strategici:

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la lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà, da realizzarsi attraverso tre strumenti:

Sono questi i tre “pilastri” di un nuovo modo di concepire i servizi, far operare il personale e costruire relazioni con gli utenti. Tratto comune è la presenza di équipe multi-professionali chiamate a lavorare insieme, a prendere in carico e a rispondere con servizi unificati e progetti condivisi.

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la conferma del Distretto quale snodo strategico e punto nevralgico per realizzare ed erogare in modo ancora più integrato i servizi sanitari, sociali e socio-sanitari e sul quale orientare la lettura dei bisogni e delle risorse e la programmazione degli interventi.

Oltre all’Azienda sanitaria, ne fanno parte i Comuni o le Unioni. Viene confermata la governance pubblica, a partire dalla programmazione, al fine di garantire l’equità nell’accesso dei servizi e il controllo dei livelli di qualità e viene ridisegnato il ruolo degli Enti locali a seguito del riordino del sistema delle autonomie locali (legge regionale 30 luglio 2015, n.13), che ha prodotto un ridimensionamento dell'ente Provincia. Per il futuro si punta a far coincidere l’ambito del Distretto con l’ambito di esercizio associato nell’Unione dei Comuni.

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far nascere e sviluppare strumenti nuovi, integrativi rispetto ai servizi sanitari e sociali, avvicinandoli sempre più ai cittadini.

Un esempio concreto, già presente sul territorio, sono le Case della Salute, modello fondamentale che si vuole estendere a tutto il territorio regionale per garantire l’accesso, la presa in carico integrata, la continuità ospedale-territorio.
Una caratteristica di questo Piano è la realizzazione di interventi e politiche “trasversali” per i cittadini: ad esempio la riduzione delle diseguaglianze, la promozione della salute e dell’autonomia delle persone, la qualificazione dei servizi, l’erogazione di prestazioni più vicine al domicilio. Senza rinunciare a investimenti specifici, che rimarranno, come quelli ad esempio destinati alla non autosufficienza, al sostegno per i minori, al “Dopo di noi”.

La verifica degli interventi: il Tavolo permanente di monitoraggio

Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 1720 del 22 ottobre 2018 è stato costituito il Tavolo permanente di monitoraggio del Piano, con il compito di verificare periodicamente lo stato di attuazione degli interventi, anche attraverso gli indicatori previsti per la valutazione del raggiungimento degli obiettivi. Tale gruppo, per l’espletamento del suo mandato, potrà avvalersi di metodi di confronto partecipativi.

Lo strumento della partecipazione

La metodologia utilizzata nell'elaborazione del Piano è stata quella di un percorso partecipato, che ha visto confrontarsi istituzioni, terzo settore, volontariato, associazionismo, imprese sociali, professionisti della sanità e del sociale, sindacati. Il confronto è avvenuto con metodologie innovative per consentire concretamente a ognuno di portare il proprio contributo.

Nel 2016 la popolazione residente in Emilia-Romagna ammonta a 4 milioni 454 mila persone - di cui il 12% non ha cittadinanza italiana - e si contraddistingue per la crescita zero, in controtendenza rispetto agli ultimi dieci anni. I dati demografici parlano di una popolazione che continua a invecchiare: i “grandi anziani”, cioè gli over 75enni, sono 560.835 e rappresentano più di una persona su dieci residenti. Le previsioni fino al 2020 ipotizzano una crescita a ritmi molto contenuti della popolazione regionale, con uno spiccato cambiamento della sua composizione, che sarà sempre più eterogenea e multiculturale: già oggi in Emilia-Romagna quasi un bambino su tre nasce da madre straniera.

Altro elemento profondamente mutato è la struttura della famiglia, la cui dimensione media si è ridotta progressivamente, passando da 2,41 componenti nel 2001 a 2,25 nel 2011. La stima è che possa ridursi ulteriormente fino 2,14 componenti al 2020. Aumentano le famiglie unipersonali, che rappresentano oltre un terzo del totale. Dall’ultimo censimento, inoltre, emerge come in Emilia-Romagna siano residenti oltre 82.100 nuclei familiari “monogenitore”, con almeno un figlio minorenne. Di questi, circa 70.550 sono composti da madri sole con bambini e ragazzi. Grava oggi sulle famiglie, strutturalmente più fragili, un impegno sempre più elevato nei compiti di cura, che si riversa particolarmente sulle donne.

La crisi ha prodotto un’ulteriore fragilità nelle famiglie e aumentato le difficoltà, soprattutto per quelle di nazionalità straniera o numerose, con presenza di minori e/o anziani. In base alla spesa per consumi, le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa nel 2015 rappresentano il 4,8% del totale delle famiglie residenti in regione (in Italia superano il 10%). Dai dati Istat del 2014 la percentuale di minori in Emilia-Romagna in condizione di povertà assoluta è del 9,5%, pari a 65.000, con un aumento del 4% dal 2012 al 2013.

Negli anni è emerso infine un crescente disagio abitativo: è aumentata sia l’incidenza sul reddito delle spese per l’abitazione, sia il numero di famiglie che incontrano difficoltà a pagare l’affitto (sfratti emessi da circa 3.500 nel 2001 a 6.800 nel 2014, di cui più del 30% per morosità), sia il numero di pignoramenti di case abitate dai proprietari.

I documenti

Il Piano viene attuato con la definizione di specifici interventi da realizzare da parte del sistema Regione-Enti locali nell’ambito dei programmi regionali e della programmazione distrettuale. Tali interventi sono descritti da schede che individuano gli obiettivi e le azioni da sviluppare nell’arco di vigenza del Piano, con particolare attenzione agli aspetti di integrazione e trasversalità, e dettagliano destinatari e indicatori per la misurazione del risultato.

I materiali

Norme e atti

Iniziative particolari

Per approfondire

A chi rivolgersi
Area Programmazione sociale, integrazione e inclusione, contrasto alle povertà Settore Politiche sociali, di inclusione e pari opportunità

Responsabile: Gino Passarini

Maria Barbara Lelli
333 2429059